Come può un musicista sancire un affiatamento totale con registi così diversi fra loro come Rosi e Sordi? Piero Piccioni ha potuto, e con esiti formidabili. Per Rosi licenziò colonne sonore sobrie, anzi secche, prive di concessioni al melodismo consolatorio, assecondando il cinema di denuncia sociale del regista napoletano. Per Sordi, Piccioni sembrò sottolineare situazioni ridanciane di un comico fondamentalmente bonario, mentre in realtà smontava sarcasticamente i meccanismi dell’ apparire, e sotto il sorriso si scopriva un coinvolgimento sostanzialmente doloroso. Due modi diversissimi di fare cinema, due approcci diversi da parte del musicista, ma esiti ugualmente felici perché uniti dalle origini jazzistiche del nostro compositore, che ha sempre coltivato interesse per la musica anti-accademica e un senso acuto della valenza drammaturgia di suoni concepiti apposta per un discorso d ‘ immagini.Ci sono state tante altre collaborazioni importanti, nella carriera di Piccioni: per esempio con Franciolini, Lattuada, Risi, Pietrangeli, Petri, Zampa, Salce; e in tutte, anche nelle operazioni minori, i risultati del Nostro hanno sempre avuto una dignità assoluta. E sotto un’ apparente facilità d’ ispirazione si celano sempre risultati più ricchi e più complessi di quanto non appaia a prima vista. Una musica, la sua, com’ era lui come persona: ritrosa, modesta, schiva, ma ricca di valori.