Dei diciassette film che ho realizzato fino ad oggi, ce ne sono tredici per i quali ho domandato a Piero Piccioni di scrivere la colonna sonora.
Per I Magliari (1959), il mio secondo film, avevo bisogno di una musica completamente diversa da quella composta per il mio primo film, La sfida (1957), da Roman Vlad, grande musicista classico. Mi serviva una musica più leggera, un jazz che si sposasse con canzoni e melodie popolari. Piero era la persona che ci voleva. Ci siamo subito capiti, siamo diventati amici, grazie ai nostri gusti musicali comuni, il jazz puro e anche la musica sinfonica, Stravinski e Chostakovitch. Per Salvatore Giuliano (1961) quelle note essenziali che sottolineano alcuni rari momenti del film e che sembrano evocate dalle immagini come una necessità, non come un commento, sono il frutto della creatività tutta personale di Piero, ma anche della sua intelligenza nel non nascondere le emozioni che avevano accompagnato il processo creativo del mio film. Le mani sulle citta (1963) era ancora più difficile: bisognava mettere la musica a dei concetti interpretando nello stesso tempo delle azioni. Ennio Morricone ha scritto che è una delle più belle colonne sonore che siano mai state composte. L’ascolto sempre con grande emozione.
Ritrovare Piero in sala di registrazione, poi al missaggio, era un piacere che mi riservavo ad ogni film, come la gratificazione finale. E’ sempre un momento di grande magia, questo passaggio dal linguaggio delle immagini a quello della musica, quando questa giunge a completare l’opera. Ho il privilegio di avere vissuto con lui questi momenti.